Echi dalla Festa, don Iannò spiega l’incoronazione: «Atto filiale»

Don Antonino Iannò spiega il significato di un gesto che ha commosso la città: l’incoronazione del Quadro. La Venerata Effigie ritorna in processione, la pandemia non ha scalfito per niente la devozione dei fedeli.

Incoronazione Madonna Consolazione, l’intervista a don Antonino Iannò

Martedì, poco prima dall’inizio della processione della Madonna della Consolazione, si è tenuto il suggestivo ricordo dei trecento anni dalla prima incoronazione della Venerata Effigie della patrona. Abbiamo intervistato don Antonino Iannò, assistente spirituale dei portatori della Vara.

Che cosa ha rappresentato il ricordo della prima incoronazione durante i festeggiamenti mariani da poco conclusi?

Stiamo vivendo un momento di fede importante. Direi un momento storico: ricordiamo i trecento anni dalla prima incoronazione del quadro della Madonna. Questa “coincidenza” è stata provvidenziale dopo due anni di pandemia. L’incoronazione è un segno molto bello, perché è un atto di amore che il popolo di Reggio fa nei confronti di Gesù e Maria. Potremmo dire che è un sogno che va oltre la devozione. C’è l’affetto dell’essere figli e c’è la consapevolezza che Gesù è il re della nostra vita. E noi, con Maria, vogliamo entrare dentro questo regno d’amore, di pace, di consolazione. È un atto di devozione filiale, ma anche un impegno a fare regnare Gesù e Maria nella nostra vita.


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Una sorta di conferma di un legame che neanche la pandemia ha minimamente scalfito.

Il rapporto con Maria, secondo me, oggi è ancora più intenso. Tutti abbiamo sentito il bisogno di avvicinarci al Signore, alla fede e anche a quel dolce sguardo della nostra Consolatrice. Tantissimi sono stati i pellegrinaggi alla Basilica dell’Eremo in questi in questi anni. Sia quelli visibili che quelli del cuore: chissà quanti reggini durante il lockdown erano con la mente davanti al Quadro della Madonna. Così come si fa di fronte alla propria mamma, si sta con lei, quando si ha più paura.

Cosa l’ha colpita in maniera particolare durante i giorni delle processioni?

Sono stato veramente colpito dalla fede del popolo reggino. E poi, devo dirlo, sono stato ammirato dal comportamento dei portatori. Quest’anno abbiamo introdotto delle novità a tutela della Vara e sono state osservate tutte. Poi non c’è stata la filodiffusione per problemi tecnici, quindi la preghiera anche da parte dei portatori è stata più forte, più intensa.


PER APPROFONDIRE: Madonna della Consolazione, la prima incoronazione del 1722


Come si riparte dopo la fine della festa?

Come dicevamo all’inizio, è fondamentare fare regnare veramente Gesù e Maria nella nostra vita. Dobbiamo impegnarci insieme per risollevare questa città, questo territorio, farlo diventare quello che è veramente, cioè una bella città. Ecco, da portatore mi auguro che il gesto d’amore che viene fatto tre volte l’anno possa essere per noi una vocazione: portare Maria nelle realtà di ogni giorno, nella nostra vita quotidiana. Attraverso questa consolazione, noi stessi dobbiamo essere consolatori specialmente verso chi soffre o vive una condizione di fragilità.

L’articolo Echi dalla Festa, don Iannò spiega l’incoronazione: «Atto filiale» proviene da Avvenire di Calabria.

Federico Minniti

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