La vigilia di Lisbona, pronta a essere la casa del «mondo giovane»

La Gmg “senza Papa” abita la sera e ama cantare. È un piccolo popolo che all’inizio della notte chiara scende ordinato dalla metropolitana con gli zainetti leggeri e la borraccia da riempire. Ci son alcuni italiani in fondo a Praça de Comércio (Piazza del Commercio) che insegnano Laura Pausini a un portoghese. La maggior parte dei ragazzi però si sposta un po’ di lato, sulla stretta via parallela dove al ritornello di “Just the way you are” un chitarrista ispirato lascia cantare la gente come farebbe il vero Bruno Mars. Siamo vicini alla Chiesa del Carmo, a un passo della fermata dell’eléctrico 28, il mitico tram stasera zeppo di spagnoli, che unisce il centro storico al Chiado e al Bairro Alto. E ti domandi se qualche residente lo usi ancora, o sia ormai solo un’attrazione per turisti.

Il popolo della Gmg senza Papa però segue altri itinerari. Preferisce scendere vicino al mare con il vento leggero che sconfigge l’afa e puoi sedersi in terra a guardare in lontananza la statua del Cristo redentore, anche se c’è un po’ di foschia e le foto vengono in controluce. Pazienza, potrai correggere con il filtro oppure accettare le prese in giro degli amici.

Loro sono rimasti a casa e ti sembra quasi giusto lasciare dicano che sei negato. Condividere, sentirsi spiritualmente uniti a chi non è potuto venire è uno dei segreti della Gmg. Come se le distanze fossero azzerate e il mondo stesse tutto dentro il perimetro di una città, quest’anno Lisbona che prima di tutto, oltre tutto, ti affascina con la sua luce. Basta un unico sguardo al cielo e ne sarai rapito per sempre.

E chissà se rimarrà dentro a tutti questi giovani, (350mila? di più?) che fino a domani sono impegnati nei “giorni delle diocesi”, i vecchi gemellaggi, per poi confluire in ordine sparso nella capitale portoghese, preceduti da un piccolo avamposto di popolo, che popolo non è. Come in realtà, ovviamente, non esiste una Gmg senza il Papa. Semmai esiste e cresce l’attesa per il suo arrivo di mercoledì, la preparazione, l’acclimatazione, come l’inizio di un viaggio, quando pensi alla meta ma ancora di più ti diverti a immaginare come la raggiungerai.

E poi qui Francesco è da ogni parte, incollato alle pareti degli autobus, con il pollice all’insù o la mano benedicente sui manifesti con la scritta “Estou contigo”, “sono con te”, ed è una frase faro per giornate segnate dalla gioia dell’incontro ma anche dalla consapevolezza di essere in un angolo della storia in cui vengono chiesti cambiamenti difficili, dalla scelta per la pace alla transizione ecologica, urgenza che rischia di diventare muro di divisione tra le generazioni. Proprio il contrario di quanto chiede il Papa che ancora domenica scorsa e poi ieri ha invitato all’abbraccio tra nonni e nipoti, sollecitando i ragazzi ad andarli a trovare prima di partire.

La Gmg infatti è giovane non solo nel segno della carta di identità ma anche dell’età del cuore, non sempre direttamente proporzionale al colore dei capelli o alla freschezza della pelle. Gli anziani come fondamenta di esperienza e di misericordia, nella costruzione “dell’edificio uomo” che è lavoro complesso e difficile, lungo a volte una vita. Lo rende più agevole la condivisione del cammino e per il credente il sostegno della preghiera.

Quella che promette, sorridente, un piccolo gruppo di missionarie della carità, le suore di madre Teresa di Calcutta. Sulla linea amarilla della metropolitana, avvicinano le persone, si fanno dire chi sei e se vuoi ti mettono al polso un nastrino azzurro legato a una medaglietta mariana. Insieme, ti regalano un cartoncino con l’immagine di Cristo crocifisso e la frase “Ho sete” che la santa albanese di Calcutta faceva scrivere in ogni nuova casa della congregazione. Testimonianza tragica della cura che si deve per i sofferenti, del dramma che consuma chi viene scartato, e della volontà del Signore di fare il bene attraverso mani umane. Mani, e braccia, e cuore e intelligenza che a Lisbona sono giovani e forti. Tanto da poter dissetare il mondo intero. Se resterà acqua per tutti, se ne avranno il coraggio, se l’egoismo non alzerà le barriere del privilegio, se la politica non farà invecchiare il loro cuore. La Gmg vuol essere (anche) un argine a questi pericoli.

Riccardo Maccioni, Avvenire

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