Un appello a pregare “per la fine delle guerre nel mondo e specialmente per la cara e martoriata Ucraina”. Si è conclusa così l’udienza generale di oggi, in cui Papa Francesco ha annunciato di voler dedicare una lettera apostolica a Santa Teresa del Bambino Gesù, a 150 anni dalla nascita. E proprio dalle reliquie di Santa Teresa di Lisieux, appositamente portate sul sagrato e davanti alle quali ha deposto una rosa bianca, è cominciata la catechesi dedicata a Santa Teresina, patrona universale delle missioni pur non essendo “mai stata in missione”, come ha ricordato Francesco, ripercorrendo le tappe principali dei suoi 24 anni di vita.
Dopo l’udienza generale, il Santo Padre si è recato al Gemelli per un intervento chirurgico di laparotomia e plastica della parete addominale con protesi, programmato e resosi necessario per scongiurare una occlusione intestinale, come ha comunicato ai giornalisti il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni.
Quello di oggi sarà il secondo intervento chirurgico a cui si sottoporrà Papa Francesco, dopo quello al colon del 4 luglio 2021, sempre nel nosocomio romano. In totale, per il Santo Padre, si tratta del terzo ricovero al Gemelli dopo quelli del 2021, durato 10 giorni, e del 29 marzo 2023, a causa di una bronchite, durato tre giorni. In questo caso, si prevede una degenza di “diversi giorni”, per “permettere il normale decorso post operatorio e la piena ripresa funzionale”.
“Se il suo corpo era infermo, il suo cuore era vibrante, missionario”. La “forza missionaria” e la “gioia di intercedere”: sono questi, ha detto il Papa durante l’udienza odierna, due tratti caratteristici della spiritualità di Santa Teresa di Lisieux, come dimostrano due episodi avvenuti prima che Teresa entrasse in monastero. Il primo riguarda “il giorno che le cambiò la vita”, il Natale del 1886, quando Dio operò un miracolo nel suo cuore. Teresa avrebbe di lì a poco compiuto 14 anni”, ha raccontato Francesco: “In quanto figlia più giovane, in casa era coccolata da tutti. Tornata dalla Messa di mezzanotte, il papà, molto stanco, non aveva però voglia di assistere all’apertura dei regali della figlia e disse: ‘Meno male che è l’ultimo anno!’. Perché a 15 anni già non si facevano. Teresa, di indole molto sensibile e facile alle lacrime, ci restò male, salì in camera e pianse. Ma in fretta represse le lacrime, scese e, piena di gioia, fu lei a rallegrare il padre”. “Cos’era successo?”, si è chiesto il Papa: “Che in quella notte, in cui Gesù si era fatto debole per amore, lei era diventata forte d’animo, un vero miracolo: in pochi istanti era uscita dalla prigione del suo egoismo e del suo piangersi addosso; cominciò a sentire che ‘la carità le entrava nel cuore, col bisogno di dimenticare sé stessa’. Da allora rivolse il suo zelo agli altri, perché trovassero Dio e anziché cercare consolazioni per sé si propose di ‘consolare Gesù, farlo amare dalle anime’, perché – annotò Teresa– ‘Gesù è malato d’amore e la malattia dell’amore non si guarisce che con l’amore’. Ecco allora il proposito di ogni sua giornata: ‘fare amare Gesù’, intercedere per gli altri. Scrisse: ‘Vorrei salvare le anime e dimenticarmi per loro: vorrei salvarle anche dopo la mia morte’. Più volte disse: ‘Passerò il mio cielo a fare del bene sulla terra’. Questo è il primo episodio che le cambiò la vita a 14 anni”.
“I missionari, di cui Teresa è patrona – ha puntualizzato il Papa – non sono solo quelli che fanno tanta strada, imparano lingue nuove, fanno opere di bene e sono bravi ad annunciare; no, missionario è chiunque vive, dove si trova, come strumento dell’amore di Dio; è chi fa di tutto perché, attraverso la sua testimonianza, la sua preghiera, la sua intercessione, Gesù passi”.
“Questo è lo zelo apostolico che, ricordiamolo sempre, non funziona mai per proselitismo o per costrizione, ma per attrazione: la fede nasce per attrazione”, ha ribadito Francesco: “Non si diventa cristiani perché forzati da qualcuno, ma perché toccati dall’amore”. Come esempio di zelo apostolico, il Papa ha citato il secondo episodio decisivo nella vita di Santa Teresina, che intercede per la conversione di un condannato a morte, Enrico Pranzini, destinato alla ghigliottina, che grazie alle sue preghiere appena prima di poggiare la testa nel patibolo, “a un tratto, colto da un’ispirazione improvvisa, si volta, afferra un Crocifisso che il sacerdote gli presentava e bacia per tre volte le piaghe sacre’ di Gesù”. “Ecco la forza dell’intercessione mossa dalla carità, ecco il motore della missione”, il commento del Papa, secondo il quale “alla Chiesa, prima di tanti mezzi, metodi e strutture, che a volte distolgono dall’essenziale, occorrono cuori come quello di Teresa, cuori che attirano all’amore e avvicinano a Dio”. “Chiediamo oggi alla santa di superare il nostro egoismo e la passione di intercedere perché questa attrazione sia più grande nella gente e perché Gesù sia conosciuto e amato”, l’appello finale.