“Possa lo sport costruire ponti, abbattere barriere, favorire relazioni di pace”. Il Papa accende e riaccende la fiamma dell'”autentico spirito olimpico e paralimpico” nel giorno in cui i Giochi di Parigi si apprestano a prendere ufficialmente il via con l’inaugurazione di stasera. Dopo il post di ieri, nella tarda mattinata di oggi Francesco ne ha lanciato un secondo dal suo account su X @Pontifex riaffermando che le Olimpiadi e le Paralimpiadi che prenderanno il via il 28 agosto sono “un antidoto per non cadere nella tragedia della guerra e per porre fine alle violenze.
Sport, linguaggio di dialogo
Ieri anche Athletica Vaticana aveva ricordato questo desiderio del Papa in una lettera inviata alle atlete e agli atleti alla vigilia dell’apertura dei Giochi, che “sono anzitutto storie di donne e di uomini che oggi non riescono a fermare «la terza guerra mondiale a pezzi» (come la definisce Francesco), ma suggeriscono – si legge nella lettera – la possibilità di un’umanità più fraterna. Attraverso il linguaggio del dialogo sportivo, popolare e a tutti comprensibile”.
Grande staffetta
“Senza far mai ricorso scorciatoie e con lealtà”, scrive Athletica Vaticana, i Giochi “possono essere opportunità di speranza, nelle piccole e nelle grandi questioni di ogni persone e dell’umanità. Sì, le Olimpiadi e le Paralimpiadi possono essere strategie di pace e antidoto ai giochi di guerra”. Ciò che importa è incarnare “i veri valori dello sport: passione, inclusione, fraternità, spirito di squadra, lealtà, riscatto, impegno e sacrificio”. Sapendo che “lo sport non è solo vittoria o sconfitta, lo sport è un viaggio nella vita che non si fa mai da soli”. È quella “grande “staffetta” nella “maratona della vita”, come scrive il Papa nel libro Giochi di pace. L’anima delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi.
Storie di riscatto
L’importante, prosegue la lettera, è che il testimone passi di mano in mano, “stando attenti che nessuno resti indietro da solo”, adeguando “il proprio passo al passo dell’ultimo”. La partecipazione alle Olimpiadi del Team dei rifugiati, sottolinea Athletica Vaticana, è assieme alla tregua olimpica una delle “proposte di pace che tutta la grande famiglia sportiva rilancia in un tempo buio per l’umanità”. C’è un abbraccio speciale, si afferma, che va a “tutti coloro che ogni giorno vivono – provando anche ad aggrapparsi alla speranza che dà lo sport – realtà difficili, tra guerre, povertà, ingiustizie, tensioni, paure. Confida Papa Francesco: proprio loro ci «raccontano storie di riscatto, speranza, inclusione»”.
Più vicini
L’augurio finale di Athletica Vaticana è che quelli di Parigi siano Giochi in cui la medaglia d’oro più brillante vada al valore della prossimità. Anche l’antico motto olimpico tre anni fa è stato aggiornato a Tokyo e a fianco di “più veloce, più in alto, più forte” è stata aggiunta la parola “insieme”. Sia questo stile – come suggerito dal “nostro ‘coach’ d’eccezione, Francesco” – a rendere le Olimpiadi, oltre alle emozioni belle di record e performance, uno spettacolo della “vicinanza”.